Dispiace che proprio questo 2 giugno la Repubblica venga celebrata quasi ovunque in Italia con una cerimonia semi clandestina, chiusa al pubblico e aperta alle sole autorità. Dispiace che alla vigilia di una riapertura tanto attesa, in cui piazze e luoghi pubblici saranno di nuovo frequentati, lo Stato imponga a se stesso l’osservanza di una norma da cui il resto della società sembra ormai sciolto. Sarebbe stato, il 2 giugno, occasione per ribadire che l’unità nazionale a cui siamo stati chiamati ad aderire durante il doloroso periodo delle morti, della quarantena, della chiusura, quell’unità nazionale è vera e reale; sarebbe stata l’occasione per riunire, intorno alle autorità, le associazioni di volontariato, che hanno saputo fare la loro parte e che ogni giorno lavorano sui territori; sarebbe stata l’occasione per ribadire che la Repubblica, e il suo patto fondativo, la Costituzione, sono nati grazie alla lotta di Liberazione, e che lo Stato non tollera in piazza gazzarre fasciste. È stato deciso invece che l’Anpi non può essere presente, come non possono essere presenti le altre associazioni, né i cittadini e neppure i sindaci, che dei cittadini sono i primi e più diretti rappresentanti. Che senso ha, allora, festeggiare la fondazione della Repubblica con le sole, poche e sostanzialmente quasi tutte interne autorità? La nostra è un’associazione che guarda avanti, che pratica memoria attiva, che interviene nella vita sociale con convinzione, cercando di unire le differenze non per uniformarle, ma per trarre da ciascuna le migliori potenzialità. Ma è anche un’associazione attenta alla memoria e ai suoi simboli. Oggi, 2 giugno, l’Anpi va a portare una rosa alle 21 donne che hanno scritto la Costituzione.
Il nostro alzabandiera oggi è questa rosa.

comitato provinciale ANPI Siena