Documento politico conclusivo del 17° Congresso nazionale ANPI

Pubblichiamo il documento politico conclusivo frutto del 17° Congresso Nazionale ANPI tenutosi a Riccione dal 24 al 27 marzo 2022.

Clicca qui per scaricarlo

Un commento ai primi decreti del nuovo governo

La decretazione d’urgenza – che sovrasta l’attività legislativa del Parlamento – lascia intravedere una visione preoccupante della società e dei poteri dell’esecutivo.


Come noto, il 30 ottobre a Predappio circa duemila nostalgici fascisti hanno sfilato tra saluti romani, fez e indecenti cori inneggianti sia a Mussolini che al ventennio, commemorando insensatamente i 100 anni dalla marcia su Roma, infangando così la memoria della nostra Repubblica e dei martiri della Resistenza, prima ancora che infrangendo le leggi Scelba e Mancino. Nella stessa giornata, a Milano, avveniva una scena surreale in diretta televisiva: una banda di ultrà faceva sloggiare tutti i tifosi dalla curva Nord, minacciandoli, per ottenere un lutto forzato in onore del loro capo freddato a colpi di pistola; il tutto senza che nessuno muovesse un dito.
Ieri siamo venuti invece a sapere che il Governo si è riunito per decretare d’urgenza su alcuni temi, sottraendoli alla discussione parlamentare: reintegrare anzitempo e senza danno i sanitari no vax, che non hanno rispettato le regole sanitarie; rinviare la riforma penale ed eludere il richiamo della Corte Costituzionale sull’ergastolo ostativo; creare a suon di decreto una nuova fattispecie di reato: “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”… Partendo dall’ultimo decreto, non possiamo che notare come esso sia permeato da una pericolosa e inquietante genericità dei termini: cosa si intende per ‘invasione’? Cosa può definirsi pericoloso’ per ordine e incolumità? Quanta discrezione questo nuovo reato metterà nelle mani di chi si occuperà di reprimerlo? A quante e quali situazioni potrà essere applicato? A cosa punta l’enormità della pena prevista, da tre a sei anni? Appare giustificato il timore che questo nuovo reato, al di là degli intenti dichiarati, possa nei fatti realizzare una stretta sulle possibilità di libera organizzazione di cittadini e cittadine, anche rispetto a forme di protesta e organizzazione che pure finora nessuno si è mai sognato, nella nostra Repubblica, di portare a simili estremi di pena.
Venendo poi all’ergastolo ostativo. Come noto, la Corte costituzionale prevede all’articolo 27 che:
“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. In questo senso, la Corte costituzionale ha già rilevato come il cosiddetto “ergastolo ostativo” sia in contrasto con questo articolo e con il terzo della Carta, nonché con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo. La Corte, in un’ottica di non invasione dello spazio del legislatore, ha lasciato al Parlamento un anno di tempo per esprimersi, prima di procedere autonomamente a rimuovere nei codici le cause di incostituzionalità, come già purtroppo altre volte avvenuto in passato di fronte all’inazione della politica. Oggi, dunque, il Governo ripropone in sostanza una legge che lo stesso partito adesso maggioranza si era rifiutato di votare nella passata legislatura. Lo stesso Ministro della Giustizia Nordio appare così venir meno a quanto pure recentemente dichiarato: “Io penso che l’ergastolo ostativo, il principio cioè che al reo non venga concessa la possibilità di alcun beneficio, sia un’eresia contraria alla Costituzione. (…) Il fine pena mai non è compatibile, al fondo, con il nostro Stato di diritto”.
Così, mentre nelle carceri italiane assistiamo al più alto numero di suicidi tra uomini e donne
spesso imprigionati in attesa di giudizio, mentre il personale carcerario affonda nella mancanza di mezzi, risorse e riconoscimento, mentre reati di dubbia utilità come quelli legati alla legislazione sulle droghe leggere o sull’immigrazione riempiono le nostre galere di poveri, più che di delinquenti, assistiamo alla corsa del Governo per aggirare l’azione della Corte costituzionale.
Le prime mosse di questo Governo lasciano dunque sconcertati, sia nello specifico dei contenuti affrontati, sia nelle modalità scelte, quelle di una decretazione che dovrebbe avere il carattere della straordinarietà, della necessità e dell’urgenza, decisamente poco ravvisabile nelle disposizioni in discussione.

Lettera del presidente Pagliarulo riguardante le iniziative sul conflitto israelo-palestinese e ordine del giorno da proporre ai sindaci e ai consigli comunali

I massimi dirigenti di Cgil, Cisl, Uil, Acli, Arci, Legambiente, Libera e Gruppo Abele, Anpi hanno inviato una lunga lettera ai segretari di tutti i partiti – tranne Fratelli d’Italia e Lega – in cui si chiede un’iniziativa forte per il riconoscimento dello Stato di Palestina.

Se è vero infatti che, nonostante enormi difficoltà, l’unica prospettiva possibile per una stabile composizione del conflitto israelo-palestinese è la proposta di due popoli in due Stati, tale proposta non sarà mai praticabile fino a quando uno dei due Stati, Israele, sarà riconosciuto e l’altro no. Da ciò la richiesta avanzata ai segretari dei partiti, invitandoli a proporla anche ai Paesi Ue: il riconoscimento dello Stato di Palestina. Diamo un grande valore a questa iniziativa perché, davanti alla imbarazzante parzialità a cui abbiamo assistito in questi giorni, tale iniziativa rimette a tema la politica e cioè la concreta ricerca di soluzioni equilibrate alla permanente e drammatica tensione. Infatti, com’è scritto nella lettera, “ciò che sta accadendo a Gerusalemme, nelle città israeliane e nelle città e nei villaggi palestinesi, nella Striscia di Gaza, è l’ennesima ondata di violenza che si ripete da quasi un secolo. Ogni volta da tutti condannata, ma, spenti i riflettori sugli scontri, sui missili lanciati, fatta la conta dei morti e feriti, torna il silenzio, gli organi di informazione tacciono, la politica ha altro a cui pensare. Tutto torna come prima, in attesa della prossima esplosione”. Attorno a questa proposta condivisa da uno schieramento così autorevole di associazioni e di sindacati italiani, a cominciare dall’Anpi, è opportuno e urgente che la nostra associazione si mobiliti sui territori dando vita a iniziative, dibattiti, manifestazioni unitarie, che ruotino attorno alla parola d’ordine del riconoscimento dello Stato di Palestina, oltre che, ovviamente, della immediata cessazione delle ostilità. Sottolineo l’assoluta importanza del carattere unitario di tali iniziative, per coinvolgere il più possibile il mondo dell’associazionismo a cominciare, ove possibile, da Cgil, Cisl, Uil, Acli, Arci, Legambiente, Libera e Gruppo Abele. Suggerisco inoltre di proporre ai sindaci e ai consigli comunali, sempre ove vi siano le condizioni, un ordine del giorno concordato fra le associazioni firmatarie della lettera ai partiti, che ne ricalca i contenuti. Trovate in allegato una bozza di ordine del giorno. Augurandovi un buon lavoro, vi invio i miei più fraterni saluti.

Per una nuova fase della lotta democratica e antifascista. Documento per il XVII congresso nazionale dell’ANPI – 2022

Il Comitato nazionale Anpi ha approvato nella seduta del 7 maggio il documento per il XVII Congresso nazionale che si svolgerà il prossimo anno. Il testo del documento è disponibile è scaricabile qui:

Proposta di legge di iniziativa popolare

Il sindaco di Stazzema ha proposto un progetto di legge di iniziativa popolare, pubblicata in GU n 260 del 20/10/20, relativa alle norme contro la propaganda e la diffusione di messaggi inneggianti al fascismo e nazismo e la vendita e produzione di oggetti con simboli fascisti e nazisti.
E’ possibile firmare fino al 31 marzo 2021 presso l’ufficio anagrafe del Comune in cui si è iscritti nelle liste elettorali, portando con sé un documento di identità.

ANPI val d’Elsa presenta: Montemaggio Festival Resistente 2020

il Festival si farà! Domenica 6 settembre, Casa Giubileo

Intitolazione Sez. ANPI Poggibonsi ad Armando Targi

Già da tempo avevamo deciso di intitolare la nostra sezione ad Armando Targi. Armando fu uno dei 108 giovani poggibonsesi che partirono volontari nel gennaio del 1945 per i gruppi di combattimento del nuovo Esercito di Liberazione Nazionale. Non aveva ancora 18 anni. È  stato per tanti anni Presidente della nostra sezione, infaticabile e appassionato fino alla fine nel testimoniare i valori della Resistenza e della nostra Costituzione. È stato un uomo giusto e generoso.
Avevamo pensato a un’affettuosa cerimonia, a cinque anni dalla sua scomparsa. Non è stato possibile. Accadrà più avanti e saremo senz’altro in tanti. 
Lo annunciamo qui, ora, in questo 25 aprile senza bandiere e canti nelle strade e nelle piazze, non per questo meno bello e necessario.
Grazie di tutto, Armando.

La Sezione ANPI “Armando Targi” di Poggibonsi.

“Il Governo non può escludere l’ANPI dal 25 aprile!”

22 Aprile 2020

Dura presa di posizione della Presidenza e della Segreteria nazionali ANPI sulla circolare del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fraccaro che di fatto impedisce ai rappresentanti dell’ANPI, per “evitare assembramenti”, di essere presenti alle celebrazioni ufficiali del 25 aprile. “Chiediamo al Governo di cambiare questa norma. In ogni caso l’ANPI parteciperà alle celebrazioni”

La Presidenza e la Segreteria ANPI Nazionali esprimono incredulità e rammarico di fronte ad un atto di indifferenza e scortesia del governo Conte, che mai si sarebbero aspettati.

Si tratta di questo: nella giornata del 25 aprile p.v., al mattino, in moltissime città e paesi italiani sono previste celebrazioni con la deposizione di un fiore o di una corona al monumento o altro luogo significativo della Resistenza locale.

Ebbene, quest’anno sarà impedito al rappresentante dell’ANPI o di altra organizzazione partigiana o resistenziale, di deporre quel fiore. Potranno farlo soltanto i signori Prefetto e Questore e, ma non è ancora chiaro, il Sindaco.

Tutto ciò è semplicemente inaccettabile.

Ricordiamo al Sottosegretario Fraccaro, estensore, a nome del Governo, della circolare inviata ai Prefetti di tutta Italia, che l’argomento di evitare assembramenti è, in questo caso, assolutamente pretestuoso, perché si tratterebbe di UNA PERSONA SOLA e ovviamente dotata di ogni presidio di protezione sanitaria.

Mentre il governo si accinge a far riaprire varie industrie, vieta ai partigiani e agli antifascisti di portare un fiore sulla tomba dei propri morti. Tutto ciò potrebbe denotare, in ultima analisi, o malafede politica o completa ignoranza della storia patria.

Ricordiamo agli immemori o ai nostalgici, che la data del 25 aprile 1945 fu scelta con Regio Decreto quale festa nazionale il 22 aprile 1946 dal CLN Alta Italia e tale decreto fu firmato dall’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi.

Festa Nazionale, Festa dell’Unità ritrovata, Festa che, come disse Arrigo Boldrini, Medaglia d’Oro della Resistenza, ci ricorda che i partigiani combatterono “per chi c’era, per chi non c’era e anche per chi era contro”.

Festa stabilita persino prima che, con le elezioni, fosse scelta la stessa forma istituzionale per il governo del Paese. Quest’anno ricorre il 75° anniversario di questa data fondamentale per la nostra storia democratica. Mai nessuno, in questi 75 anni, ha osato negare alle associazioni partigiane e combattentistiche il diritto di onorare il 25 aprile. Per la verità, ci furono dei tentativi e anche allora l’ANPI si oppose fermamente, così come fa oggi.

Siamo rispettosi di norme giuste per la prevenzione e il contenimento di questo terribile contagio. Siamo impegnati, anche come associazione per sostenere iniziative sanitarie e sociali che aiutino il nostro popolo in questo, difficile e tragico frangente.

Intendiamo dare il nostro contributo affinché da questa pandemia l’Italia e gli italiani possano uscire migliori, più solidali e sereni. Non accetteremo mai però che, con la scusa del contenimento del contagio, si operi per cancellare la memoria democratica del nostro Paese. Per far dimenticare o ignorare alle giovani generazioni che la memoria non è solo un ricordo, che pure va conosciuto e onorato, ma è uno strumento per migliorare il nostro oggi e il futuro.

Così ci hanno detto, in queste settimane, tante partigiane e partigiani ancora viventi che hanno continuato, in tutti questi anni, a parlare alle nuove generazioni.

Questo terribile morbo se ne sta portando via tanti e il gesto di negare loro anche il diritto di vedere un proprio rappresentante deporre un fiore sulla tomba o sul monumento dei suoi compagni caduti è un’offesa inaccettabile. Confidiamo che si voglia, al più presto, sanare questo vulnus istituzionale con un atto di buon senso e di civiltà. Molti Sindaci e Prefetti, pur costretti da una imbarazzante circolare, stanno cercando, in queste ore, di risolvere positivamente il problema. L’ANPI è al loro fianco, come sempre disponibile a far prevalere le ragioni della pacifica convivenza e del rispetto della memoria costituzionale. Rifiuteremo sempre ogni tentativo di negare il valore della Resistenza e non accetteremo mai di essere esclusi dalle celebrazioni del 25 aprile. Chiediamo al governo di cambiare una norma irrilevante sul piano della sicurezza, inutilmente divisiva, ingiusta e offensiva verso i partigiani, verso il nostro popolo, verso l’Italia. In ogni caso invitiamo i locali Presidenti dell’ANPI o loro rappresentanti, nella misura di una sola persona, a partecipare alle celebrazioni del 25 aprile”.

Roma, 22 aprile 2020

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: