

“Sento intorno a me cose che ho già vissuto. Rivedo l’osceno sospetto di chi fino adesso non ha osato e adesso osa”. Così la senatrice a vita Liliana Segre.
Certo, in 74 anni, molte volte la festa della Liberazione è stata messa in dubbio. Molte volte governi e apparati dello Stato hanno sfidato, più o meno apertamente, il dettato costituzionale e le leggi che vietano l’unica cosa che la democrazia non può incorporare: la ricomparsa del fascismo, che è la negazione stessa della democrazia.
Ma se siamo preoccupati, oggi, per gli attacchi sempre più esibiti alle regole democratiche, siamo anche convinti che quegli attacchi generano il risultato opposto a quello voluto: la scelta partigiana oggi riacquista un’attualità evidente. I giovani che prendono la tessera dell’Anpi non sono gli abusivi della storia, sono al contrario coloro che accettano l’eredità di chi ha costruito un mondo libero, sognando ben di più che la cacciata dei nazifascisti: osando spingere il sogno – loro che erano nati senza diritti – alla possibilità di rifondare le regole della convivenza sulla base dei diritti e della giustizia sociale.
E’ stato chiarito in questi giorni, da molti, che il contrario di fascismo è democrazia. E’ bene ricordarlo a chi lo ignora, ed è bene sottolineare un aspetto a questo immediatamente legato: se c’è una caratteristica peculiare che connota l’antifascismo, è il suo spirito unitario.
Ontologicamente, l’antifascismo non può che essere unitario, se vuole dispiegarsi con tutta la forza che serve.
Ciascuno con la propria visione, con la propria presa sulla realtà, Anpi, le associazioni, i sindacati, i partiti, i movimenti, i singoli cittadini, non devono dimenticare la matrice e l’obiettivo che li accomuna, e che hanno contraddistinto la lotta partigiana e il grande movimento di popolo che oggi festeggiamo: l’antifascismo e la difesa della Costituzione; l’antifascismo e la piena applicazione della Costituzione.
Se perdiamo di vista questo obiettivo, e quindi il carattere necessariamente unitario del contrasto al fascismo, facciamo il gioco di chi vuole far leva sulle crepe della democrazia, che sono molte. È invece importante manifestare insieme che il popolo italiano ha fatto la Resistenza, e che non è disposto a vederla oltraggiare.
Non dobbiamo lasciare che l’antifascismo sia usato come slogan nella propaganda elettorale, che sia sbandierato come un feticcio vuoto, che sia conteso come bandiera di contrapposti settarismi, se di volta in volta non viene riempito di contenuti: l’antifascismo è una pratica quotidiana, che può presentare dei costi. “La liberazione è un esercizio quotidiano”, per dirla con uno slogan del movimento delle donne. E’ una battaglia che non va confusa con altre, pure importanti, pure necessarie, che attengono in ogni caso alla dialettica democratica.
L’antifascismo viene prima della dialettica democratica. Per sconfiggere davvero ogni passo indietro, ogni più o meno esplicita tentazione prevaricatrice ed autoritaria, bisogna essere fortemente uniti. Dopo potremo discutere sul resto.
Ai detrattori della Resistenza, a coloro che oggi non ravvisano la necessità di continuarne il messaggio, a chi confonde chi combattè per dignità, non per odio, rispondo con una frase del partigiano Italo Calvino:
“D’accordo, farò come se aveste ragione voi, non rappresenterò i migliori partigiani, ma i peggiori possibili, metterò al centro del mio romanzo un reparto tutto composto di tipi un po’ storti. Ebbene: cosa cambia? Anche in chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché, ha agito un’elementare spinta di riscatto umano, una spinta che li ha resi centomila volte migliori di voi, che li ha fatti diventare forze storiche attive quali voi non potrete mai sognarvi di essere!”
Siena, 25 aprile 2019