Vagliagli, 22 settembre 2019. Commemorazione del partigiano Bruno Bonci

Riportiamo di seguito il discorso tenuto da Antonio Giudilli, delegato del Circolo Anpi di Ateneo Carlo Rosselli, in occasione della Commemorazione del partigiano Bruno Bonci che si è celebrata a Vagliagli oggi, 22 settembre 2019:

Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano

Sono le parole di Pin il protagonista del libro di Italo Calvino “I Sentieri dei nidi di ragno”. 

Ho letto questo libro quando ero poco più che quindicenne, durante i primi anni delle superiori. E’ stato il libro che mi ha fatto capire meglio di altri, a quell’età, cos’era stata veramente la Resistenza.

E quando l’ANPI mi ha chiesto di intervenire oggi, ho pensato subito a quel libro e a quelle parole. Parole che avrebbe potuto pronunciare Bruno Bonci, nome di battaglia Caravaggio, prima di partecipare allo scontro armato che lo ha visto perire per mano dei nazisti il 12 giugno del 1944, proprio qui a Vagliagli dopo che assieme ad altri partigiani, aveva messo in sicurezza una partita di olio che i nazisti volevano sequestrare. 

Prima di quel 12 giugno, Bruno Bonci aveva preso parte ad altre azioni: l’8 giugno si era unito al raggruppamento Amiata, proveniente dalla Brigata Garibaldi Spartaco Lavagnini partecipando ad un’azione contro un automezzo tedesco disarmando 4 soldati, due giorni dopo partecipa ad un’altra azione su un avamposto tedesco nei pressi di Fagnano catturando 4 soldati tedeschi e requisendo tutto il deposito di armi e munizioni; l’11 giugno insieme ad un altro partigiano cattura un automezzo tedesco ed altre armi; infine il 12 giugno partecipa all’ultimo scontro. E questi sono soltanto gli ultimi 4 giorni della sua intensa vita. 

Quel 12 giugno Bruno Bonci non pensava che potesse morire, ma sono certo fosse consapevole che la morte poteva essere un’opzione molto probabile, date le circostanze. Però non si è lasciato intimidire, non ha avuto paura. Non ha avuto paura quel giorno, partecipando all’azione che lo ha portato alla morte, prima di quel tedesco. E non ha avuto paura nemmeno prima, durante l’inverno, quando decise di far parte di quel gruppo di uomini e donne valorosi che erano i partigiani senesi che presero parte alla Resistenza. A differenza di altri, però, la sua adesione alla lotta partigiana, non fu dovuta ad un convincimento dettato da idee politiche, ma solo e soltanto dall’amore per la Libertà che “amava con la stessa limpida, entusiastica, se vogliamo romantica passione con cui amava la sua arte preferita ”. Così ci dice, in una testimonianza, Dante Barbi, detto Dario, uno dei comandanti del suo Raggruppamento. 

Bruno Bonci era principalmente un pittore, Caravaggio era infatti il suo nome di battaglia, ma era un marito, un figlio e padre di due figlie. Aveva una vita a cui teneva molto, senza dubbio. Ma non si tirò indietro, non antepose l’arte – la sua passione – la famiglia, le figlie e il padre alla difesa della sua terra occupata dai nazisti. Non aspettò che passasse la bufera, chiudendosi in casa. Ma si fece avanti, con coraggio e determinazione, anteponendo l’interesse collettivo, a quello suo particolare pagando con la vita il valore che credeva superiore a tutti: la libertà. Lo fece a cuore aperto, a viso aperto. Senza mai partecipare ad un agguato, ma sempre guardando in faccia il nemico.

Con il suo esempio ha lasciato il segno, ci ha lasciato un pezzo di storia. Le sue idee, il suo comportamento e la passione per quello che faceva, hanno influito sulla gente di allora e continua a farlo su quella di adesso. Noi qui riuniti siamo a ricordarlo e a fare testimonianza della sua storia personale, che incidentalmente era la storia di molti di allora. Compito nostro è quindi mantenere viva la memoria di quel giorno, di quell’esempio, di quella Storia sua e di tutti quelli che si batterono per la libertà. Lo dobbiamo fare a casa, con i nostri figli, a lavoro, con i nostri colleghi, a scuola, con i nostri alunni, al bar con i nostri amici, sui social network con quegli altri amici. Lo dobbiamo fare per i nostri figli. Lo dobbiamo fare, secondo me, anche per noi. Lo possiamo fare non accettando passivamente quello che accade intorno, ma intervenendo sempre, come cittadini attivi e consapevoli. Cercando sempre la verità storica, ma anche quella contingente. Non dobbiamo accontentarci della prima campana che suona, dobbiamo ascoltarne altre, dobbiamo confrontarci, perché con il confronto si evita lo scontro. Perché se siamo ben informati, sapremo resistere agli attacchi provenienti dalle notizie false, messe in giro ad arte per seminare odio, se siamo ben informati sapremo resistere all’attacco dell’indifferenza verso le problematiche dei migranti, se siamo ben informati sapremo resistere alle minacce derivanti dalla diffusione di notizie false che sminuiscono le implicazioni derivanti dal riscaldamento globale.

Bruno Bonci viveva in un contesto storico, e seppe individuare subito quale fosse la cosa giusta da fare. Noi viviamo il nostro, e dobbiamo avere la scaltrezza di fare altrettanto. Ma senza una corretta informazione, senza la ricerca della verità storica e contingente non sapremo mai individuare la differenza tra ciò che è vero e ciò che è falso.

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